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Breakdown

Questa frustrante monotonia quotidiana sta cominciando ad intaccare anche me. Si sono aperte delle crepe su rivestimenti di me che non avrei mai pensato che si potessero scalfire.

Dormire. Lavorare. Tornare a casa. Aspettare che passi la giornata (perché ai lavori di casa ormai ci pensa il Cuoco in cassaintegrazione, quindi come casalinga sono diventata inutile). Dormire. E ricominciare.

Da quando #figlionumerouno ha superato la fase “soprammobile” dell’infanzia (intorno ai 6 mesi circa), la mia vita sociale si è ridotta drasticamente, e la cosa, anche se all’inizio ne ho sofferto, ha cominciato ad andarmi bene. Perché ho capito che la colpa non era della nascita di #figlionumerouno, ma delle amicizie sbagliate che non hanno saputo venirmi incontro. Quindi, alla fine, era meglio passare dei momenti tranquilli da sola che stressarmi in compagnia.

Ma dopo un anno di ferrea disciplina sanitaria, durante il quale tutti in famiglia abbiamo rispettato le regole al 98% (mascherina – disinfettante – distanziamento – isolamento – uscire solo se necessario – non vedere nessuno al di fuori di due amici), sento che tutto questo non sia servito ad un emerito cazzo.

La depressione è tornata quando i contagi hanno ripreso a salire. 10000, 20000, contagi al giorno. Ma come è possibile, porco cazzo?! Se la metà della popolazione italiana avesse rispettato le regole come le abbiamo rispettate noi forse non saremo di nuovo nella merda fumante. Non cosí almeno!

Ma chi se ne frega, no? L’importante è uscire. Fare cose, vedere gente, tenere la mascherina in tasca. “Tanto io sto bene! Tanto io non sono malato! Tanto muoiono solo i vecchi!”

E intanto, i miei figli sono di nuovo a casa. Non possono neanche andare a scuola, nonostante siano gli unici bambini a non avere nessun problema nell’indossare correttamente la mascherina. Neanche ricordo più quand’è l’ultima volta che sono saliti su uno scivolo. Non li faccio andare perché le altre madri creano assembramenti vicino alle giostrine e gli altri bambini non so con chi sono stati, se hanno avuto contatti sospetti, e nessuno di loro indossa la mascherina.

Si stanno perdendo gli anni migliori della loro infanzia. Entrambi quest’anno finiranno un percorso scolastico per iniziarne uno nuovo a settembre e io temo che non possano neanche salutare degnamente i loro compagni (molti dei quali che non vedranno più) e le loro maestre, che li hanno accompagnati nella crescita per ben 3 anni. Vorrei che potessero fare una festa di fine anno come meritano, ma in questo momento non so neanche se dopo Pasqua ricominceranno ad andare a scuola in presenza.

Se ci fosse la possibilità di abbandonare questo pianeta per sempre e premere il pulsante di autodistruzione lo farei subito, senza pensarci. Non ne posso più di questa umanità rancida.

EvilEsthar

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endorsum

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Andrea T. (un po' come Melissa P.)

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